venerdì 7 giugno 2013

Bonnefoy e Leopardi

Quando un poeta francese contemporaneo come Yves Bonnefoy commenta e traduce in francese A Silvia o L'Infinito di Leopardi è il caso di affermare che ci troviamo senz’altro di fronte ad un importante evento letterario.
Il poeta francese dichiara con onestà intellettuale di non aver immaginato di poter ricreare nella sua lingua la bellezza dei versi di Leopardi riconoscendo che le parole del francese non hanno lo stesso modo di vivere di quelle dell'italiano nei Canti. Versi come comesonavan le quiete stanze/ e le vie d'intorno/ al tuo perpetuo canto/, osserva Bonnefoy , neanche paion di lingua mortal”. Les poètes -scrive- aiment les mots, mais ils n’aiment pas les concepts en eux..... ils ont trois dimensions sous la linéarité apparente de ce qu’ils écrivent, et comment traduire cela, cette intimité d’un rapport à soi qui est pourtant la poésie même ?-
Analizzando il lavoro di Bonnefoy Carlo Ossola, filologo e critico letterario, rileva che già Leopardi a proposito dell'arte del tradurre, poco dopo aver scritto “A Silvia” e quasi presagendo il secolo in cui Yves Bonnefoy l'avrebbe così mirabilmente interpretata faceva propria l'osservazione di D'Alembert sulla lingua italiana e l'annotava nello Zibaldone - “De toutes les langues cultivées par les gens de lettres, l'italienne est la plus variée, la plus flexible, la plus susceptible des formes différentes qu'on veut lui donner. Aussi n'est-elle pas moins riche en bonnes traductions, qu'en excellente musique vocale qui n'est elle-même qu'une espèce de traduction”-
Bonnefoy riconosce i limiti e le difficoltà della sua impresa, ma è l'ammirazione per il nostro poeta che lo ha indotto a fare un lavoro così irto di complessità.”Soprattutto mi affascinava l'inizio del canto,(A Silvia) questo quasi ossimoro, sorprendente, degli "occhi ridenti e fuggitivi" della fanciulla "lieta e pensosa". Se la poesia è intraducibile, lo è appunto in tali momenti. E non pretendo aver fatto intendere tutta quella musica... Se solo avessi fatto intendere che amo Leopardi, che la sua opera più che da ammirare è da amare, questo potrebbe bastarmi".
Con questo lavoro Bonnefoy ha dato forma ad un desiderio, un amore per il Leopardi che egli spera che altri suoi connazionali possano condividere con lui.

Mimmo Guerra

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